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Il tempo della vendetta

Aggiornamento: 29 nov 2019



La mia “visione del cinema” si ispira a quella del grande Sergio Leone, a quel magnifico cinema dei generi che ha affascinato un regista come Quentin Tarantino. Questo mio impegno creativo, “Il tempo della vendetta”, è un noir, è un thriller che coniuga la passione per il cinema, caratterizzato da complessi piani sequenza, di Dario Argento, Mario Bava, Riccardo Freda e Lucio Fulci con lo stile americano per quel che concerne il personaggio della detective, l’immediatezza dei dialoghi ed il realismo dell’intreccio. In questa mia sceneggiatura ho voluto che non ci fossero citazioni cinematografiche usate come puri spunti narrativi, ma ci sono, invece, insieme alle mie idee originali con le quali ho “nutrito” la trama, degli affettuosi omaggi cinefili. Omaggi che contribuiscono a creare il “mood” della sceneggiatura delineandone la “visione”. Come quei baffetti alla Claek Gable che ho messo al personaggio di Tindaro Santini. Mentre, per la barbetta del senatore Eugenio Caselli mi sono rifatto a quella di Edward G. Robinson. Simona Petrescu, invece, con la sua veletta rassomiglia alle dark ladies hollywoodiane come Bette Davis, Joan Crawford e Barbara Stanwyck. Così come il personaggio del maggiordomo s’ispira al grande attore britannico John Gielgud. Mentre, l’interno della villa del senatore Caselli vuole essere un tributo alla letteratura di Daphne Du Maurier e di Agatha Christie. O, ancora, nei personaggi dei teppisti Ludo e Little ho voluto omaggiare “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick. A proposito, ancora, degli omaggi cinematografici, é Alfred Hitchcock ad avermi ispirato la scena dell’assassinio del personaggio di Giovanna Caselli. Così come, la Genova notturna evocata nella mia sceneggiatura vuole rendere omaggio a Fritz Lang ed al Martin Scorsese di “Taxi Driver”. Calando, però, l’influsso del noir langhiano e scorsesiano nella Genova in cui sono nato e nella quale vivo. Ci sono, inoltre, nella mia sceneggiatura anche dei riferimenti, da un lato, più generali (come quelli al più noto serial killer della storia, ossia Jack the ripper) e, dall’altro, almeno apparentemente, lontani dall’immaginario del thriller. Ho scritto “apparentemente”, perché desideravo che la presenza, nello scorrere dei titoli di testa, dell’inquietante iconografia di Klimt assumesse un rilevo quasi “bergmaniano”. Così come, nella mia sceneggiatura rivestono un rilievo importante (per quel che riguarda il personaggio dell’adolescente Silvia Caselli) i temi della spersonalizzazione e della perdita d’identità assai cari al Roman Polanski de “L’inquilino del terzo piano”. Però, il rapporto tra il cinema e la mia sceneggiatura non esaurisce, sicuramente, questa presentazione. Infatti, la vicenda che ho immaginato e scritto, ruota, come si evince dalla sinossi che ho allegato, alla poliziotta a cavallo Valeria Caselli, a suo fratello, il senatore Eugenio, alla sua bellissima moglie, la gallerista Simona Petrescu, ed a Tindaro Santini. Le loro vicende s’incrociano, quando, a Genova, alcune donne di un “giro” di “prostituzione bene” vengono uccise. Di questo “giro” fa parte e lo guida, la ricca ed elegante Simona. Mentre, ad uccidere è sua figlia, Silvia. E, da questa sintesi si comprende di come ai temi narrativi della sessualità, dell’odio e della vendetta si aggiunga anche quello della “prostituzione volontaria” citato dalla pellicola “Bella di giorno”, con Catherine Deneuve. Infine, voglio aggiungere che la Genova in cui ho ambientato la vicenda è, apparentemente, realistica con la sua narrazione che si svolge dal labirinto di cemento e metallo tra corso Saffi e via Fieschi alla villa in Albaro. Però, questa Genova “realistica” l’ho anche “immaginata” mediante la lente del noir. Allo stesso modo, ho scelto, deliberatamente, di non attenermi, realisticamente, alle procedure investigative e giudiziarie italiane, ma di “fonderle” con quelle in uso negli Stati Uniti. Al fine di ottenere una maggiore efficacia sul piano spettacolare e di ricollegarmi, ancora una volta, a quei noir, a quei polizieschi, a quei thriller americani che mi hanno appassionato e che mi appassionano tuttora.

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